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Isis: scacco matto all’Occidente

L’estremismo islamico paralizza una flebile consapevolezza europea, volta all’inarrestabile declino.

di Sofia Porcino – Siamo dunque corresponsabili della distruzione che seminano i fondamentalisti islamici nelle nostre città, roccaforti di libertà e democrazia? Il nostro atteggiamento permissivista e giustificazionista è di aiuto ai kamikaze tagliagole?

La storia dell’umanità è costellata da mondiali guerre che hanno spaventato intere generazioni di popoli più meno direttamente coinvolti: La Guerra dei Trent’anni, la Guerra dei Cento Anni, le Crociate, la Conquista e Reconquista, le guerre di colonizzazione in Africa e America Latina, le due Guerre Mondiali, la Guerra Fredda. Conflitti più o meno lontani nel tempo e nello spazio, combattuti con mezzi e strategie propri dell’epoca. Conflitti di potere politico, religioso, territoriale. Grandi schieramenti che hanno caratterizzato epoche e influenzato vite, fatto scrivere penne, parlare pensatori, agire strateghi, morire soldati e civili.

Nessuno escluso, le guerre si sono combattute con massacri e violenza. La questione non sta nel rintracciare chi sia il più crudele, il più giusto.

Oggi è la volta della lotta tra Occidente e Medioriente, lotta tra cristiani e islamici; o meglio, è la volta della jihad, la lotta degli islamici contro i non islamici, la loro guerra santa.
Un conflitto che può essere vestito di panni diversi. Dei tanti volti che può assumere si può sottolineare la lotta ideologica e religiosa, la contrapposizione di culture, o si può andare oltre la spaventosa apparenza e intravedere dietro a questa serie di attentati e spietati video dei tagliagole in nome di Allah l’ennesimo tira e molla politico/economico messo a punto da pochi abili potenti che, destreggiandosi con astuzia tra le pieghe dell’attuale momento storico, serpeggiano tra fila di disperati arruolandoli e invasandoli in nome di ciò che più fa leva: la regione; per muoverli a loro favore.

Spunto per ridicoli e sterili dibattiti politici che nel nostro Paese vedono ancora contrapporsi destra e sinistra, in un nostalgico dualismo del dopoguerra, gli attentati dei terroristi sono una minaccia reale, dalla quale i cittadini hanno diritto e necessità di essere difesi.
Di fatto le città dell’occidentali sono sotto attacco: tutte possibili bersagli di attentati suicidi portati a termine da cellule terroristiche formate da giovanissimi islamici nati in Europa. Figli della prima generazione di migranti, senza grosse aspettative per il loro futuro in un occidente piegato dalla crisi economica, intravedono nelle fila dei terroristi una via per riuscire finalmente a sentirsi qualcuno nel mondo, qualcuno di importante, un servitore di Allah, appunto, un fedele servitore che compie il proprio dovere uccidendo i miscredenti; guadagnandosi così un posto in paradiso.
Su questo fanno leva i potenti che necessitano di un crudele braccio armato per portare a termini i propri obiettivi economici e di potere, mascherati da ragioni ideologiche, religiose e culturali.

Qualunque sia la reale testa pensante del sedicente califfato dell’Isis, necessario ai fini della sicurezza e della salvaguardia nazionale studiare precise ed efficaci strategia di difesa.
Noi da questo braccio armato dobbiamo difenderci, con la forza o no, ma dobbiamo difenderci. Non si può continuare a voltare lo sguardo e fare finta di non essere sotto attacco. La via della totale tolleranza è percorribile solo in momenti di pace, momenti in cui la sicurezza dei cittadini non è in pericolo. E in questo momento lo è, in pericolo.
Salvaguardare il diritto di culto religioso, operare per una reale integrazione culturale non deve tapparci gli occhi; difenderci dal terrorismo della jihad è un nostro diritto e agendo in tal senso non lediamo l’identità culturale e religiosa a nessuno. Difendere la nostra cultura e preservare la nostra libertà non è un’offesa per chi è diverso da noi ma solo un nostro diritto, al di là dei giochi di potere che stanno dietro a tutto ciò.